«L’anno duemilatre (2003), addì 19 (diciannove) del mese di febbraio in Torino […] per volontà del Teatro Stabile di Torino viene costituita […] la Fondazione denominata “Fondazione Circuito Teatrale del Piemonte”». Così si legge nell’atto costitutivo dell’ente, o meglio del nucleo originario di quanto, nel tempo, sarebbe diventato Piemonte dal Vivo (leggi qui l’intero testo). Socio Unico ne è oggi la Regione Piemonte, che supporta tutte le sue molteplici attività e progettualità con il sostegno del Ministero della Cultura.
Nel corso di questi primi 20 anni di vita, il Circuito – pur aggiornando la propria fisionomia in risposta ai cambiamenti del tempo presente – ha mantenuto saldo il suo mandato: operare sul territorio piemontese in qualità di protagonista per la diffusione della cultura teatrale, declinata nelle differenti dimensioni artistiche che abitano il palcoscenico, dalla prosa alla danza, dalla musica al circo contemporaneo, con attenzione anche alle modalità di fruizione e composizione delle arti performative dischiuse dalle risorse digitali e dalle nuove tecnologie.
Nato per gemmazione dallo Stabile torinese allo scopo di ampliare su scala regionale il progetto di decentramento già attivo da decenni nel contesto urbano (basti pensare alle azioni di Scabia o ai memorabili Ultimi giorni dell’umanità ronconiani nel quartiere Lingotto), Piemonte dal Vivo, dal 2003, grazie alla sinergia tra operatori, professionisti, compagnie ed enti locali, programma nei teatri della regione una variegata offerta di spettacolo dal vivo, realizzata dalle più qualificate compagnie nostrane e forestiere, contribuendo così alla formazione e all’incremento del pubblico, alla valorizzazione delle sedi di spettacolo disseminate sul territorio e alla circuitazione di una proposta culturale capillare, vicina alle singole comunità.
Una storia antica, dunque, quella del decentramento in Piemonte, che affonda le proprie radici almeno negli anni Sessanta, negli esperimenti di alcuni notissimi pionieri. Ma dopo il riassorbimento del fenomeno, complice anche il mutare del contesto italiano, tra flussi e (privati) ri-flussi, che cosa è accaduto? In che modo il concetto di decentramento, di allontanamento radiale da un centro fisico, si è risemantizzato, rimodulato, ridefinito nelle politiche e nelle prassi teatrali, in particolare della regione piemontese? Come questa nozione può interagire storicamente con la pratica della circuitazione, di movimento (e mobilitazione) circolare, concentrica, delle performing arts?
Quattro le direttrici ideali del percorso: in primis, le STORIE, la volontà cioè di sondare a ritroso la vicenda contemporanea, distillando una mappa di “buone pratiche” in materia di organizzazione teatrale, elaborando possibili scenari utili per affrontare un contesto in continua evoluzione. Seguono – ça va sans dire – le GEOGRAFIE, la messa in evidenza del coefficiente di disseminazione e capillarità delle relazioni sul territorio. A queste si legano a filo doppio le POLITICHE: una vasta riflessione sulle regole e strutture dello spettacolo dal vivo e sulla loro capacità di comunicare con il tempo presente, in un’ottica di sostenibilità (intervengono qui i concetti di povertà educative, rivoluzione digitale, rigenerazione urbana, presidio delle aree interne). Last but not least, le PRATICHE, il sostegno dei talenti e delle nuove professionalità del settore, necessarie a operare in un’ottica di riequilibrio territoriale.
1 | Il convegno di studi programma in via di definizione |
2 | La valorizzazione delle sedi di spettacolo aderenti al Circuito, tramite il lancio della sezione In Piemonte sul sito della Fondazione, visite guidate con il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, podcast dedicati ed esperienze immersive site-specific (come Square Collegno, realizzata da Lorenzo Bianchi Hoesch per la Lavanderia a Vapore). |
3 | Fonti orali per ORMETE |
4 | L’archivio di Piemonte dal Vivo |