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DECAMEROCK

Se sapessimo a che ora è la fine del mondo, se sapessimo con assoluta precisione che l’ultima notte sta per arrivare, probabilmente ci dedicheremmo a fare l’amore, a mangiare, bere e stringerci più forte.
Sarebbe bello se avessimo la forza e il coraggio di sederci davanti ad un camino per sentire qualcuno raccontare novelle semplici come la vita e profonde come il giorno che non verrà.
Nella lunga notte del rock sono infinite le storie da raccontare.
Storie di rock e dannazione, di morte e bellezza, parabole intrise di destino e magia, demoni e follia.
Storie spesso così assurde da non sembrare vere, ma semplice invenzione letteraria.

Massimo Cotto – giornalista e voce nota di Virgin Radio – ne sceglie dieci e le racconta come si raccontavano una volta nei locali poco illuminati e avvolti in un’aria strana, in un misto di umidità e fumo o nei fienili dopo la vendemmia… Accanto a lui, Mauro Ermanno Giovanardi, ex voce dei La Crus e figura di riferimento nel mondo pop-rock dagli anni ’90; una voce che canta e incanta, per aggiungere altre storie, come una radio nel buio che disegna suggestioni. Canta come se avesse un pubblico, anche se il locale è vuoto e non vorrebbe smettere mai. Apparentemente, il Decamerock è solo questo: uno spettacolo di storie e canzoni, di favole, a volte spaventose, altre volte struggenti.

Invece no. C’è qualcosa di più e di diverso. C’è un fantasma, intanto. Uno spettro che si aggira per il palco: lo spettro di Nico, femme fatale del rock, musa di Andy Warhol e voce dei Velvet Underground in uno degli album fondamentali del secolo scorso.
È lei, impersonata da Chiara Buratti, l’anello che lega le storie, il filo rosso che avvolge di bellezza e dannazione ogni passo della trama. E c’è un altro uomo, Francesco Santalucia, che suona e accompagna le storie di tutti, che rimane nell’ombra perché è da lì che può illuminare ogni storia. Sembra che non comunichino, che ognuno sia perso in fondo al bicchiere del suo destino, eppure, magicamente e progressivamente, diventano un canto solo, una storia sola, che racchiude le storie di tutti i personaggi evocati e che finisce per essere unica, originale, inconfondibile.

Dopo Chelsea Hotel, Rock Bazar e Col tempo sai, il nuovo spettacolo di Massimo Cotto, oltre ad essere un piccolo omaggio a L’ultimo giorno di sole dell’amico Giorgio Faletti, è una narrazione in cui il rock è senso epico e tragico della quotidianità, non solo uno stile musicale. Rock, in quest’accezione, sono anche Gabriella Ferri e Piero Ciampi, Chet Baker e Niccolò Paganini, Isadora Duncan e Serge Gainsbourg, gli eroi dello sport vinti solo dal destino (Ayrton Senna, Tazio Nuvolari, Babe Ruth, Emil Zapotek), le muse del jazz e del cinema, i personaggi della letteratura come il capitano Achab di Moby Dick. E alla fine, a volte, accade il miracolo: la parola regala un’altra notte e poi un’altra ancora, fino alla decima notte in cui tutto inesorabilmente, si ferma. Questo è il Decamerock, uno spettacolo che può durare un tempo sfalsato, da una a dieci sere. Con un narr-attore, una cant-attrice e infiniti giri attorno alla parola, senza mai perdersi, anzi, ritrovando sempre la strada del raccontare. Sul palco sfila una commedia umana mai così variopinta, eppure mai così dannata. Mai così bella da raccontare.

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