di Chiara Frigo performance Intergenerazionale
Il 12 dicembre del 1969 alle 16 e 37, nella Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, esplose una bomba che causò la morte di 17 persone e ne ferì 86. Si cercò di far ricadere la responsabilità sui gruppi anarchici, si indicò ingiustamente Pietro Valpreda come “il mostro” della strage, anche se gli ideatori e gli autori erano da individuare negli ambienti della politica estera degli Stati Uniti e della CIA, dei neofascisti di Ordine Nuovo e della destra eversiva e in alcuni settori “deviati” dei servizi segreti, delle forze dell’ordine, dell’esercito e degli apparati dello Stato. In seguito ai primi arresti il 15 dicembre l’anarchico Giuseppe Pinelli, trattenuto illegalmente, morì precipitando dalla finestra di un ufficio situato al quarto piano della Questura di Milano.
Ricordare a cinquant’anni di distanza il tentativo della destra eversiva di imporre allora la legge dei carri armati attraverso il caos, le bombe e l’uccisione di innocenti è un atto doveroso innanzitutto nei confronti delle vittime delle stragi e dei loro familiari. Il testo, senza rinunciare a pochi ma essenziali cenni riguardanti i fatti politici e processuali, si sofferma sulla tragedia, spesso dimenticata, delle vittime e dei loro cari, concentrando l’attenzione soprattutto sugli aspetti umani, quelli circoscritti alla sfera prettamente personale.
di Chiara Frigo performance Intergenerazionale
nell’ambito del progetto “Un anno per la libertà di scrittura”