Newt è un giovane minatore della prima metà dell’Ottocento. La sua storia e quella dei suoi giovanissimi compagni riempie di orrore. Le miniere erano luoghi terribilmente pericolosi, eppure, per quanto sembri incredibile, impiegavano bambini dai quattro anni in su (accade ancora in diversi paesi della Terra). Anche se si occupavano dei lavori più semplici, per esempio aprire e chiudere le porte interne per regolare l’afflusso dell’aria e limitare i danni dalle esplosioni, questi bambini avevano nelle proprie mani la sopravvivenza dei loro compagni. Il lavoro era estenuante: dodici ore al giorno, sei giorni a settimana, senza contare i lunghi tragitti per arrivare alla miniera e poi al suo interno, al buio, con solo la luce delle candele a rischiararli. Erano esausti, affamati e spesso privi della più basilare educazione e istruzione. “Mimparo la scritura”, dice Newt. E si impadronisce così della lingua e della luce. Nonostante tutto, dunque, Newt cerca il modo per crescere libero.