Fin da bambini i protagonisti di questa storia amavano andare a leggere i loro libri all’ombra di quell’albero. Uno leggeva e l’altro ascoltava, ma mai avrebbero pensato che ad ascoltare quei racconti ci fosse qualcun altro: l’albero. All’albero quei bambini facevano una gran compagnia, e lui, per contraccambiare, regalava loro la sua ombra e il suo solido tronco dove appoggiarsi. L’albero amava quel contatto, riusciva a sentire le vibrazioni di quando si emozionavano o si spaventavano leggendo quelle storie. Anche quei bambini, crescendo, iniziarono a percepire sempre di più quel contatto. Percepivano sempre più distintamente che, quando leggevano i loro libri, quell’albero abbassava i suoi rami per ascoltare quelle storie insieme a loro. Divennero con gli anni grandi amici. In fin dei conti, pensavano, che loro erano come quell’albero: il tronco la colonna vertebrale, la corteccia la pelle, la linfa il cuore e il sangue che da nutrimento e forza. E come gli uomini anche gli alberi sono esseri sociali: comunicano tra loro, condividono il cibo, si prendono cura l’uno dell’altro e, quando sono insieme, sono più forti. L’albero e i ragazzi, insieme, sono cambiati e sono cresciuti con la passione per i racconti. Per questo non fu un grande sforzo per l’albero trasformare le sue foglie in fogli e il passo successivo fu riempire quei fogli/e bianchi di parole e di storie. Iniziò ad ascoltare i venti, che lo sfioravano, sussurrandogli storie lontane che poi l’albero regalava ai suoi amici. I due ragazzi non dovevano far altro che prendere quelle storie e farle viaggiare, come il vento, di paese in paese. Oggi quei ragazzi son diventati due Contastorie che amano tornare, quando possono, dal loro amico albero.