Due cow-boy, poi improbabili danzatori, o forse solo due esseri in bilico ai limiti del paradosso. Sui margini di questo confine si pongono le due figure attraversando ciò che necessita di essere ripensato, dal rapporto con la morte a quello con la bellezza, dal senso del teatro alla sua relazione con lo spettatore (e ancora: dove si colloca oggi il teatro contemporaneo, in quale organo del corpo sociale? Nella mente o nello stomaco, in attesa di essere digerito? O tenta acrobaticamente una sintesi che appaghi l’una e l’altra istanza?). Sfiorando il surreale per far risaltare il reale si tenta di scombinare le vecchie strutture e realizzare nuove combinazioni, in una partitura dialettico-gestuale dall’efficacia penetrante, incisiva, politica, sollecitando un intelletto disobbediente e operativo, complice un testo che passo dopo passo si oppone all’opinione comune e alle mistificazioni del buon senso.