È da questa riflessione del sofista Luciano di Samosata (160 d.c.) che Michela Lucenti prende spunto per M.A.D. Museo antropologico del danzatore. Protagonisti di questa originale creazione/installazione sono dieci danzatori/attori immersi nel Museo antropologico del danzatore che Lucenti ha immaginato affinché il capitolo fisico di ciascuno diventi opera d’arte. Un velo plastico che potrebbe far pensare a una teca, ma anche a una serra, un diaframma o una lente d’ingrandimento, divide il corpo danzante dallo sguardo esterno del pubblico. Sarà la forza esplosiva del corpo a fare da detonatore e calamita degli sguardi. Del resto in ciascuna teca c’è un pezzo unico; la storia di un uomo, o di una donna, li accomuna un sottofondo comune, una Sinfonia che risuona come una preghiera laica.