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OVIDIO E ALTRE STORIE

Di forme mutate in corpi nuovi - Da Ovidio, Shakespeare e altre mancanze

Attore e regista due volte premio Ubu, Roberto Latini è stato applaudito dal pubblico del Teatro Astra nell’ottobre 2019 per la sua lettura a solo di una commedia corale per antonomasia come I giganti della montagna di Luigi Pirandello, Premio della Critica Anct 2015.

Racconta così Di forme mutate in corpi nuovi. Da Ovidio, Shakespeare e altre mancanze: «In tanti miti c’è un vuoto comune: l’assenza, che genera a sua volta mutazione e mutamento. Il silenzio che ne segue, come fosse quello di cui è capace, infine, la primavera, si misura, in splendore, a seconda dell’inverno. Le Metamorfosi di Ovidio sono una città aperta, contenuta in un solo testo infinito: amore, morte e rinascite. La peste, la Sibilla Cumana, Orfeo ed Euridice, Narciso ed Eco, il Corvo, Venere e Adone sono le lucciole di una drammaturgia che sfida il buio in piccoli lampi di volo».

Per questa nuova produzione TPE, Latini attinge a miti ovidiani di origine greca ed ellenistica (Orfeo ed Euridice, Eco e Narciso, Atena e il Corvo), romana e virgiliana (la Sibilla Cumana, la pestilenza che colpisce Roma nel 293 a.C. e introduce nell’Urbe il culto del dio-medico Esculapio) e semitico-mediorientale come Venere e Adone. Vicenda, quest’ultima, che nel 1593 – quando i teatri di Londra sono chiusi a causa della peste – ispira anche William Shakespeare per uno dei suoi due meravigliosi Poemetti accanto allo Stupro di Lucrezia.

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