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SALUTI DA BRESCELLO

Saluti da Brescello parla di un'Italia che sta cambiando, di una regione che si credeva avere tutti gli "anticorpi", ma non è risultata immune dalla corruzione.

Sulla scena le statue di Peppone e Don Camillo, quelle che si fronteggiano a grandezza naturale in Piazza Matteotti a Brescello, provincia di Reggio Emilia. Sono lì dal 2001, opera dello scultore Andrea Zangani: Don Camillo sorridente, la chiesa di Santa Maria Nascente alle spalle, tonaca sacerdotale e cappello da parroco in testa, la mano destra alzata in segno di saluto, nella sinistra un libro, probabilmente il suo breviario, Peppone dal lato opposto della piazza, il municipio alle spalle, fazzoletto al collo, la mano destra, che tiene il cappello, alzata in segno di saluto. In Piazza si fronteggiano e si salutano, qui invece sono voltate entrambe verso gli spettatori, e pare che stiano salutando proprio loro. O è un’illusione? Le statue di Peppone e Don Camillo raccontano, in un onirico dialogo notturno, la vicenda realmente accaduta a Donato Ungaro, vigile a Brescello licenziato senza giusta causa per le sue denunce sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel paese.

Il testo Saluti da Brescello è stato commissionato dal Teatro di Roma a Marco Martinelli per rappresentare l’Emilia-Romagna all’interno del progetto “Ritratto di una Nazione – L’Italia al lavoro”, stagione 2017/2018, curato da Antonio Calbi e Fabrizio Arcuri, che ha debuttato al Teatro Argentina nel settembre 2017.

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