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SCUSATE L’ATTESA

“Passato. Presente. Futuro. / Il tempo dentro. Il tempo fuori. / Dentro è tempo morto. E fuori? / Tempo legale. Tempo musicale. / Io sono sempre fuori tempo. / Arriviamo tardi e andiamo via troppo presto. Perché? / Quante idiozie facciamo per ammazzare il tempo…”.

 Viviamo un tempo alquanto strano, caratterizzato da tante attese. A volte ci lamentiamo perché il tempo passa troppo in fretta, altre perché lo sentiamo eterno. C’è un tempo esterno, fatto di orologi, e uno interno, scandito dal respiro. Tempi vuoti e tempi felici. Di sicuro è nei momenti di attesa che avvertiamo maggiormente lo scorrere del tempo. Il detenuto conosce molto bene le fatiche e le frustrazioni delle lunghe attese. La sua condanna principale è vivere un tempo sospeso, costantemente in attesa di tutto: un colloquio, una telefonata, una lettera, una buona notizia, un lavoro, il giorno della libertà. Vive l’impressione di essere in una sala d’attesa di una stazione, senza aver certezza che un treno passerà. In carcere, l’attesa è l’unica certezza. E fuori? SCUSATE L’ATTESA nasce nel 2019 per far provare al pubblico la fatica vuota dell’attesa e l’energia prorompente della vita che scorre.

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