Gene Gnocchi torna in teatro con uno spettacolo in cui la stralunata comicità che lo caratterizza da sempre, si mescola con riflessioni a volte sarcastiche, a volte amare. Un testo che porta Gene in una dimensione di racconto comico, battute che stanno dentro a un filo rosso che unisce le scene.
Un vecchio ufficio, dimenticato da decenni. Dentro, un capufficio, Gnocchi, e un assistente, che da anni suona la chitarra mentre protocolla gli atti. Gene Gnocchi lavora direttamente per conto di Dio, che si esprime, a volte in maniera criptica, attraverso una vecchia radio.
In questo scenario si snodano i monologhi dell’attore, faldoni che contengono problemi che sempre lui, il capufficio/Gnocchi, deve risolvere, domande senza risposta, questioni che attanagliano il mondo surreale di Gene Gnocchi e che restano insoluti, riflessioni che violano un confine tra il quotidiano e l’apocalittico.
Uno spettacolo in cui Gene Gnocchi si misura con il divertimento, la satira, l’iperbole e l’amarezza. Alla chitarra Diego Cassani, da molti anni compagno d’avventura di Gnocchi, che punteggia le astrazioni del capufficio con soli e ritmiche che vanno dal teatro contemporaneo alla musica popolare.