Robert Schumann (1810-1856)
Fantasiestüke per violoncello e pianoforte op. 73 [1849]
Zart und mit Ausdruck (“Delicato ed espressivo”)
Lebhaft, leicht (“Vivace, leggero”)
Rasch und mit Feuer (“Velocemente e con fuoco”)
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sonata n. 4 per violoncello e pianoforte in do maggiore op. 102 n. 1 [1815]
Andante – Allegro vivace
Adagio – Allegro vivace
Johannes Brahms (1833-1897)
Sonata n. 2 per violoncello e pianoforte in fa maggiore op. 99 [1886]
Allegro vivace
Adagio affettuoso
Allegro passionato
Allegro molto
Alcuni dipinti, raffigurando un particolare soggetto, svelano immediatamente l’identità della persona che ha servito loro da fonte d’ispirazione. Questa diretta associazione nella musica risulta talvolta meno intuitiva e per poter scoprire chi abbia suggerito o addirittura contribuito alla nascita di un’opera è necessario sbirciare al di là della partitura, nella vita del suo autore. È il caso ad esempio dei tre brani presentati in programma stasera i quali, ciascuno a suo modo, nacquero da un’affinità intellettiva, quando non da un’amicizia, tra il compositore e un musicista di straordinario talento.
La nascita del Fantasiestüke, scritto originariamente per clarinetto e pianoforte, si deve infatti all’amicizia maturata fra Robert Schumann e il clarinettista Johann Gottlieb Kotte durante un periodo di allontanamento da Dresda al tempo dei violenti moti rivoluzionari del 1849. Il suo titolo, alludente alla fantasia, evoca in parte «un tentativo di evasione» dalla difficile situazione che stava interessando la città in cui Schumann risiedeva, attraverso una composizione in grado di coniugare, nella sua brevità, gli accenti d’animo più contrastanti.
Una complessità a tratti umbratile e poi improvvisamente più vivace che abita anche la Sonata op. 102. A ispirare in Beethoven il desiderio di scriverla fu il violoncellista Joseph Lincke, conosciuto nel 1815 durante un periodo di residenza estiva presso la contessa Anna Marie Erdöldy, grande estimatrice del compositore tedesco. Questo capolavoro della letteratura cameristica rappresenta uno degli ultimi lavori che Beethoven dedicò alla scrittura per il duo violoncello-pianoforte e, per via del suo linguaggio, segna per molti studiosi l’inizio dell’“ultimo periodo” beethoveniano, caratterizzato da uno sguardo rivolto sempre più alla sperimentazione.
Infine, dietro alla Sonata op. 99 si cela il nome del violoncellista Robert Hausmann, amico di lunga data cui Brahms dedicò nel 1886 una delle pagine più commoventi del suo repertorio cameristico. Il primo movimento ci introduce alla Sonata con agitazione, facendo eseguire dei tremolandi – ovvero la rapida ripetizione di una nota o di un accordo – al pianoforte, peculiarità che al tempo indispettì alcuni violoncellisti che si lamentavano di non riuscire a far emergere a sufficienza il suono del proprio strumento. In questo primo movimento, così come in tutta la Sonata, sarà compito dunque dei due musicisti prestare la massima attenzione l’uno al discorso musicale dell’altro, all’insegna di un perfetto equilibrio.