Stefano Massini in questo spettacolo non si propone di raccontare Gaber, bensì racconta a Gaber. Ma racconta cosa? Semplicemente storie, personaggi, vicende realmente accadute, incontri e memorie che lo scrittore non avrebbe mai intercettato, se non fossero state attratte dalla calamita delle canzoni del signor G.
In un cantiere poetico contagioso e intrigante, il palcoscenico si popola di personaggi fra i più diversi e inattesi. Sono geografie del nostro essere, sono cartografie dell’esistenza, sono rotte nell’oceano di un mondo sbandato, sono danze di fuochi per illuminare la notte del nostro vagare, scoprendo che tutti in fondo attendiamo solo il momento in cui saremo, finalmente, capaci di amare. Da I mostri che abbiamo dentro a La parola io, da Non insegnate ai bambini a Se io sapessi e molti altri brani, Massini sceglie di coinvolgere il pubblico in un viaggio di echi e rimandi, in un unico grande omaggio a Gaber accompagnato da i suoni e i colori di un’orchestra di musicisti da ogni parte del mondo, riuniti sotto il marchio ormai noto dell’Orchestra Multietnica di Arezzo